Vi siete mai chiesti che differenza c’è tra lo psichiatra e lo psicologo? E tra lo psicologo e lo psicoterapeuta? E tra psicoterapeuta e psicoanalista? Cosa avranno mai di diverso tutti questi professionisti? Bene, se l’avete fatto, continuate a leggere, vi darò alcune informazioni di base, niente di tecnico, ma nozioni utili che vi aiutino a comprendere le varie differenze.
PSICOLOGO: dicasi psicologo colui che, attraverso strumenti ad hoc (il colloquio psicologico e tutti i vari test), si occupa di riabilitazione, prevenzione, diagnosi, sostegno di singoli individui o di gruppi, e tutto ciò può avvenire in uno studio privato, in una comunità, o nelle aziende. In breve, l’obiettivo dello psicologo è aiutare la persona che giunge a lui chiedendo aiuto e lo può fare sia prendendola in carico e pianificando con lei un intervento psicologico, sia inviandola da uno specialista che meglio può soddisfare le sue esigenze. Ma quando una persona si deve rivolgere allo psicologo? L’area di azione di questo professionista è davvero molto vasta e diciamo che è possibile rivolgersi a lui (o lei, tengo a precisare) per ogni problema che definirei, in modo piuttosto semplicistico, ‘pratico’ o del ‘qui e ora’ come piace tanto dire a noi psicologi. Qualche esempio può essere: sostegno alla genitorialità (non riesco a capire mio figlio, mia figlia non vuole fare i compiti/non vuole andare a scuola, io e i miei figli litighiamo di continuo, mia figlia ha dei problemi e non so come affrontarli…), sostegno alla coppia (abbiamo dei problemi, litighiamo sempre, non sappiamo se separarci/divorziare o no, vogliamo divorziare ma come facciamo a dirlo ai nostri bambini, abbiamo appena avuto il primo figlio e non ci riconosciamo più tanto la nostra relazione è cambiata…), sostegno individuale (devo prendere una decisione importante e vorrei un consiglio, sono molto stressato e a causa di questo sto rovinando i miei rapporti interpersonali, non sto bene psicologicamente parlando e vorrei sapere che cosa ho, sento il bisogno di parlare con qualcuno, orientamento scolastico…), e prevenzione (vorrei che organizzassero un corso sull’affettività e sessualità/prevenzione al bullismo/prevenzione all’uso di sostanze/orientamento nella scuola dei miei figli).
PSICOTERAPEUTA: Lo psicoterapeuta oltre ad essere psicologo e aver fatto i suoi cinque anni di università, ha ulteriormente studiato per altri quattro anni in una scuola di psicoterapia. In questo caso, lo psicoterapeuta può svolgere sia attività da psicologo che da terapista. Ed è anche per questo che definire una linea di confine tra il campo d’azione di questi due professionisti è davvero difficile: entrambi si occupano di aiutare le persone a stare meglio e ad affrontare una determinata problematica. Ciò che varia riguarda l’ambito di intervento che gli obiettivi che ci si pone all’inizio del percorso. Mentre lo psicologo si occupa del ‘qui e ora’ come abbiamo detto prima, lo psicoterapeuta scava più in profondità, arrivando all’origine del problema: ad esempio, nel caso di un divorzio, mentre lo psicologo può aiutare a mediare e a far sì che marito e moglie si separino nel modo più civile possibile senza eccessivi rancori e mantenendo, eventualmente, intatto il loro ruolo genitoriale, lo psicoterapeuta può cercare di capire le motivazioni profonde che hanno portato i due a sposarsi prima e a divorziare poi, analizzando i loro schemi mentali o i loro modelli operativi interni o qualsiasi altro costrutto utile in tal senso e diverso per ogni orientamento, che permetta di capire la struttura profonda della persona. Inoltre, si occupa dei disturbi quali quelli dell’umore (depressione, mania, disturbi bipolari,…), di ansia (attacchi di panico, fobie,…) di personalità (disturbo borderline, narcisistico, dipendente,….) di impulsi, di adattamento, di psicosi (schizofrenia,…), e di molti altri che sarebbe davvero troppo lungo elencare. Possiamo dire che con pazienti che manifestano questi disturbi lo psicoterapeuta rappresenta la controparte psicologica dello psichiatra e in quanto tale NON può assolutamente prescrivere farmaci, a meno che non sia sia psichiatra che psicoterapeuta.
PSICOANALISTA o meglio l’ANALISTA: Spesso si confonde questo termine e lo si usa per indicare qualsiasi professionista che si occupa di psicoterapia. Non è così. L’analista è sì uno psicoterapeuta, ma fa riferimento ad un particolare orientamento, ovvero alla teoria freudiana o post-freudiana. Cosa significa questo e cosa cambia dal ‘normale’ terapista? Dunque, le scuole quadriennali di specialistica che si fanno in aggiunta all’università per poter esercitare la pratica di psicoterapia, sono divise in base al loro orientamento (psicodinamica, sistemico-relazionale, cognitivo-comportamentale, della Gestalt, transazionale, strategica,…). Se interessa farò una breve descrizione dei vari orientamenti in un prossimo articolo, ma in questo momento ci basti sapere che ciò che cambia in queste diverse scuole sono gli obiettivi e le tecniche utilizzate, nonché l’idea di paziente e di malattia che si ha. Ecco, la psicoanalisi si rifà alle teorie freudiane e a tutti gli autori che le hanno sviluppate mantenendole ‘al passo con i tempi’ e modificandole in base alle nuove conoscenze in ambito psicologico. Gli altri orientamenti, i cui psicoterapeuti non hanno un nome in particolare, si basano sulle idee di altri autori (Beck per la psicoterapia comportamentista, Perls per la psicoterapia della Gestalt, Berne per quella transazionale,…).
PSICHIATRA: Lo psichiatra è un medico. Questa è la prima differenza abissale tra lui e le figure professionali elencate prima. In quanto tale il suo obiettivo è quello di curare i pazienti che lamentano dei sintomi che derivano da un disturbo mentale (quelli elencati prima, per intenderci, parlando dello psicoterapeuta) attraverso la somministrazione di farmaci e l’invio ad altre terapie (riabilitative, psicoterapeutiche, in comunità,…). Non si occupa personalmente di queste altre forme di intervento, ma collabora con diversi professionisti per decidere il programma multidisciplinare più efficace e adatto per ogni paziente. Come la farmacologia da sola non può fare miracoli, così la sola psicoterapia è davvero troppo limitata e, certe volte dannosa o impossibile (si pensi all’arduo compito di far parlare della propria infanzia un paziente delirante con manie persecutorie!). L’approccio integrato tra farmacologia (seda il sintomo e permette al paziente di essere collaborativo e di ritrovare la lucidità) e di psicoterapia (aiuta il paziente a capire l’origine dei propri sintomi e/o a gestire eventuali crisi future) è risultato, in molti studi, l’intervento migliore. Questo non vuol dire che dallo psichiatra ci vadano solo i pazienti che hanno allucinazioni o che delirano. Anche, ma non solo. Vi possono accedere anche persone che hanno sintomi più lievi, come una depressione causata da un lutto o ansia scaturita in un momento particolare della propria vita.
Ecco fatto, spero di essere stata chiara e utile e di aver dissipato un po’ di dubbi. Nel caso ve ne siano rimasti degli altri, fatemelo sapere nei commenti e provvederò a chiarirmi meglio.
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