Ma si può sapere cosa sta succedendo alle coppie? In letteratura, tra le varie ricerche statistiche sull’andamento dei matrimoni, si vocifera che i divorzi siano aumentati del 1900%! No, non ho aggiunto qualche zero per sbaglio. E’ proprio millenovecento per cento. Perché tutto questo? Ebbene, ve lo dirò. Vi confiderò il movente che sta uccidendo così tante storie d’amore, anzi, vi indicherò direttamente il colpevole così che possiate evitarlo, giudicarlo e rinchiuderlo in qualche cella del vostro cuore o del vostro cervello, lontano dal potere radioso dell’amore, che tutto può e tutto ripara. Ecco, il nemico numero uno dei rapporti felici è…
…l’amore.
Ma come l’amore? Ma ho letto bene? Sì sì, c’è proprio scritto ‘amore’! Cioè, l’amore è il nemico dell’amore? Non ci capisco più nulla.
Permettetemi, con un po’ di pazienza, di spiegarvi questo intricato concetto. Per prima cosa, dobbiamo fare un salto nel tempo, non di tanto, diciamo fino alla prima metà degli anni ’70. La cultura hippy che si respirava (e fumava) a quei tempi, era tutta impregnata di slogan inneggianti la libertà: la libertà di parola, libertà di decisione, libertà di vivere nella pace, libertà sessuale…e libertà di amare chi volevamo. Questa ideologia non è nata dal nulla: la sua culla è stata foderata di rigidità, di ruoli stereotipati, di incomprensione e di maschilismo. I giovani lottavano contro i valori vigenti di quei tempi: la conformità, l’ubbidienza, la perfezione esteriore… e sono riusciti a compiere una vera e propria rivoluzione sociale che ha, inevitabilmente, influenzato anche il modo di concepire la famiglia.
A pari passo con la libertà di espressione e di amore, si sono alzati cori di donne inviperite che, stanche di una oppressione durata…beh, da sempre, hanno finalmente trovato terreno fertile per dire la loro, far rispettare i propri diritti, e richiedere uguaglianza tra i sessi. Addio docili donne pronte a sacrificarsi in nome della famiglia, amorevoli mamme pronte a eclissarsi in favore dei figli, comprensive mogli pronte a mettersi da parte per far emergere l’uomo, succubi figlie pronte ad annullare le loro capacità pur di ubbidire ai loro padri-padroni.
Insomma, la gente di quel tempo non ne poteva più della famiglia autoritaria e patriarcale. Tra le altre cose, non ne poteva più di sposarsi per convenienza. Volevano l’amore, volevano unirsi in matrimonio con la persona di cui si erano innamorati, volevano decidere a chi dedicare la propria vita, abbandonandosi nelle braccia di Eros, finché morte non li avrebbe separati. Ed ecco che, una volta conquistato così duramente il matrimonio d’amore…ci siamo ritrovati con l’impennata di divorzi!
Vedete, il problema è che è solo dopo aver conquistato l’amore e la libertà di amare, che inizia il vero lavoro. Gli hippy e tutti i movimenti di quegli anni erano solo all’inizio della rivoluzione, e noi, poveri ingenui, pensavamo che potevamo starcene beati a goderci le conquiste dei nostri nonni o genitori. E invece no, perché la libertà di amare non va tanto conquistata, quanto costruita e gestita. La vera conquista è riuscire a scoprire come si ama liberamente. Mi spiace disilludervi, ma non è vero che amare è una cosa naturale: amare è una delle più raffinate e delicati arti che esistano al mondo. E’ qualche cosa che dovrebbe essere insegnato, qualche cosa da tramandare.
Si pensa che ‘amore’ voglia dire ‘essere amati’, perciò si fa di tutto per rendersi desiderabili: gli uomini mirano ad avere successo, essere ricchi e potenti, le donne, invece, puntano sulla loro bellezza, molto attente a non invecchiare a vestire bene, …una volta che si è riusciti ad attrarre qualcuno, tastiamo il terreno e vediamo se siamo così fortunati da provare quel momento di incanto che è l’innamoramento. Un momento magico, dove i difetti e i problemi dell’altro sono spazzati via, proprio come per magia. “Ecco” ci diciamo, “è questa persona che vogliamo amare per tutta la vita, perché sono queste sensazioni che vogliamo provare per sempre”. Purtroppo l’innamoramento, come tutti gli incantesimi che si rispettano, è destinato a finire, e allo scoccare della mezzanotte trasforma tutto e tutti nella loro controparte reale, nuda e cruda. Ma è proprio ora che inizia l’amore: quando siamo di fronte alla realtà, quando vediamo l’altro per quello che è, e quando, nonostante tutto, i difetti, i problemi, le incomprensioni, siamo disposti a superare la delusione e dedicare la nostra vita a questa persona, lavorare duramente per mediare tra i diversi caratteri, impegnarsi per cercare di trovare un equilibrio. Perché, in fin dei conti, stiamo bene, ci sentiamo a nostro agio, ci sentiamo amati, anche se non c’è più alcun sfarfallamento nel nostro stomaco. Il grande errore che si fa oggi è scambiare l’innamoramento per l’amore. Non basta essere stati innamorati per essere sicuri di avere il proprio lieto fine.
Perché sono aumentati i divorzi dei matrimoni d’amore? Perché non lo sappiamo ancora riconoscere né gestire. Inoltre, prima non si poteva divorziare, piccolo ma rilevante dettaglio, e una volta sposati, volenti o nolenti, si doveva passare la vita con il proprio coniuge. Ma allora è vero che il matrimonio d’amore muore in perfetta salute? E’ appena nato (ha solo qualche decennio di vita) e dobbiamo già considerarlo morto, fallito, una impresa impossibile? Certo che no. Bisogna imparare questa ricercata e bellissima arte, e la strada giusta la si potrà trovare solo tra i tanti errori che faremo. Basta darci un po’ di tempo. Non è semplice imparare ad amare.
“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, diceva zio Ben, che non era certo un grande ed eminente psicologo, ma una persona che della vita aveva capito tutto (pur essendo un personaggio inventato). La libertà è un grande potere. L’amore anche. La libertà di amare è molto più della loro somma. Un bellissimo e potente potere, ma molto complicato da gestire. Una sottile e intricata arte che pochi riescono a padroneggiare. Ecco, dunque, perché l’amore è il nemico numero uno dell’amore: perché è giovane, non offre sicurezze, non dà puntelli su cui basarsi, non porta con sé le istruzioni per l’uso ma, anzi, regala libertà a piene mani, una libertà che è sì una conquista, ma anche una responsabilità individuale.
Piaciuto?
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