Ti ho visto l’altra sera, nella parte opposta della sala…c’era tanta gente e proprio non ce l’ho fatta a venirti a salutare, e…no, scusa, non è vero, la folla non c’entra. E’ che non avevo voglia di parlare con te. Anzi, a dir la verità non avevo proprio voglia di vederti. Non te la prendere, ma lo sai come vanno queste cose: ci salutiamo, un momento d’imbarazzo, tu dici una parola, a me viene subito il nervoso e parlo a sproposito. Finiamo sempre per rimanerci male, sia tu che io. Perciò ho scelto di starti il più lontano possibile, così che almeno quella serata passasse bene. Io con i miei amici, con le persone che scelgo di avere accanto, con attorno chi mi fa star bene, mi aiuta, chi mi riflette e nella quale mi rispecchio come una persona migliore. Credimi, non è sempre facile neanche stare con loro, e qualche volta ammetto che ho spiato verso la tua direzione, con un misto di invidia, risentimento e nostalgia. Sì, accanto a te mi arrabbio facilmente e divento insofferente, ma in un certo senso, mi sento più…“me”. Perché anche tu mi rifletti, ma rifletti quella parte che ho sempre rifiutato. Tu sei quella persona che racchiude tutti quegli aspetti che io non voglio, che nego, che isolo in una zona remota del mio cuore, ma che sono lì e che, volente o nolente, fanno parte di me. Sono dolorosi e non riesco ad accettarli, ma sono pur sempre altri aspetti della mia personalità. Sono io, in parte. Ma quella parte più vulnerabile e odiosa, che non voglio rivelare agli altri, ai miei amici, a quelli che riflettono solo le parti positive di me.
Cavolo, Ombra, anche tu però, cerca di capirmi! Come posso riuscire a starti vicino se mi fai sentire così? Se mi spiattelli davanti alla faccia tutto ciò che io per anni ho cercato di limitare, nascondere, migliorare o negare? Non sopporto la tua vista, eppure è come se ne sentissi il bisogno. Bisogno di riappropriarmi di quei lati di me che ho nascosto. In un certo senso, sento il bisogno di perdonarmi per le mie vulnerabilità e accettarle e, sì, sento il bisogno di accettare anche te. Perché lo sento, lo capisco distintamente: finché non ti accetterò e imparerò a sopportarti, non riuscirò mai ad essere una persona intera. Mi mancherà sempre una parte. E nonostante per tutto questo tempo abbia cercato di convincermi che tu sia una parte di me inutile, di cui è meglio sbarazzarsi, e nonostante anche gli altri che mi stanno attorno, genitori, insegnanti, capi, amici,… mi dicono che sono più contenti quando non ti frequento e faccio finta che tu non esista, io sento la tua mancanza. Sento che manca qualche cosa di me. Non mi sento completamente io.
Perciò, mia cara Ombra, ho deciso: la prossima volta che ti vedo in giro, non solo ti verrò a salutare, ma starò con te. Mi arrabbierò, sì certo, ma cercherò di accettare anche questo sentimento. E non preoccuparti, ti riconoscerò, come sempre. Mi guarderò attorno nella folla e andrò dritto dalla persona che a pelle mi sta più antipatica, da quella persona che racchiude tutti gli atteggiamenti che a me risultano fastidiosi. E lo so che tu sarai lì. Lo so che quella persona racchiuderà te, la mia Ombra, tutti quei lati del mio carattere che ho da sempre rifiutato e negato. Andrò da quella persona e l’abbraccerò. Esatto, hai capito bene. Perché abbracciando lei sarà come abbracciare te, e forse, finalmente, quando tu mi ricambierai, sentirò di essere veramente tra le braccia di qualcuno che mi accetta per come sono, in tutto e per tutto. E forse, addirittura, potrei pensare di accettarmi anche io!
Buona giornata Ombra, e a presto.
“L’incontro con se stessi è una delle esperienze più sgradevoli alle quali si sfugge proiettando tutto ciò che è più negativo sul mondo circostante. Chi è in condizione di vedere la propria ombra e di sopportarne la conoscenza ha già assolto una piccola parte del compito”
Carl Gustav Jung
Nota: questo articolo è stato ispirato dal libro di A. Zanuso “La nostra parte nascosta”
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